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Automazione
postale: il codice a barre del CAP |
www.gpaganelli.it |
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2 - 3 |
Gianni
Paganelli |
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4 pagina |
gianni@gpaganelli.it |
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http://www.ifrancobolli.com/automazione_postale_il_codice_a_barre_del_cap-st661.html |
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di Francesco De
Carlo . |
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L'automazione postale è forse una delle materie meno filateliche
che ci siano. Eppure è degna di essere studiata e approfondita in un mondo
postale che evolve con grande rapidità, incorporando tutte le innovazioni
possibili: dal francobollo elettronico, agli annulli "stampati" a
getto d'inchiostro, dalle TPLabel agli impianti automatizzati di smistamento.
Insomma, francobolli a parte, l'automazione postale è sicuramente un ambito
di ricerca interessante, proprio perchè poco "battuto" dai
collezionisti. In questo articolo vogliamo parlarvi di uno dei segni visibili
più noti dell'automazione postale italiana: la codifica a barre del CAP su
tutte le nostre lettere! |
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Vi siete mai chiesti cosa sono e come si interpretano quelle
strane "barrette verticali" di colore nero che ormai sempre più
spesso troviamo sulle nostre corrispondenze? |
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Si tratta di un sistema di codifica adottato da Poste Italiane
per smistare in modo automatico le (ovvero per ottimizzare e velocizzare la
gestione delle) corrispondenze trattate dai CMP - Centri di Meccanizzazione
Postale presenti sul territorio nazionale. |
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Questo articolo spero sarà il primo di una serie dedicata da
Philweb all'Automazione Postale in Italia. Non tratteremo, almeno per il
momento, l'argomento nella sua generalità e complessità, ma analizzeremo solo
"tecnicamente" alcuni aspetti esteriori dei processi di lavorazione
automatica delle corrispondenze. |
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La sequenza di barrette nere di cui abbiamo parlato all'inizio è
proprio uno di questi "aspetti esteriori". Per farla breve e per
soddisfare immediatamente la curiosità dei molti interessati all'argomento
dirò subito che questa sequenza rappresenta il CAP - Codice di Avviamento
Postale di destinazione della lettera sulla quale è stampata. |
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A questo punto qualcuno di voi potrebbe anche fermarsi nella
lettura, dato che il "segreto" è stato finalmente svelato (ma, se
continuate, vedrete che ce ne sono altri ancora senza risposta). Ma per i più
curiosi (e volenterosi) cercherò nel prosieguo di spiegare in maniera precisa
il significato di questo strano codice a barre, ovvero di cosa significa
precisamente. |
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Diciamo subito che questo sistema "grafico" di
codifica del CAP è adottato dalle Poste italiane da moltissimo tempo, ed
esistono diverse forme e dimensioni delle barrette verticali, pur rimanendo
della stessa quantità e colore: 20 barrette di colore nero! I primi
esperimenti di trattamento automatizzato della posta, in Italia, risalgono
agli anni '60 con l'introduzione di apparecchiature (meccaniche, perlopiù, e
controllate dall'uomo) per la raddrizzatura e la bollatura degli invii (lettere e cartoline; corrispondenze di formati
molto grandi o molto piccoli venivano trattate manualmente). |
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Nel 1967 anche l'Italia si dotò di un proprio "codice di avviamento postale"
(ricordate la coppia di francobolli emessi per l'occasione, proprio in
quell'anno?) e il sistema postale italiano assunse un'organizzazione più
moderna. I primi apparati di meccanizzazione postale furono forniti della
tedesca AEG-Telefunken
e solo negli anni settanta e successivi si fece strada (prima sul mercato
interno e successivamente su quello internazionale) la genovese ELSAG,
con la quale l'amministrazione postale italiana non solo si dotò di impianti
sempre più innovativi ma realizzò anche progetti pilota su nuovi sistemi di
codifica e smistamento delle corrispondenze. |
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In modo particolare, vennero sperimentati e poi inseriti nel
normale processo di meccanizzazione, impianti di "riconoscimento
ottico dei caratteri" (OCR - Optical Character
Recognition, in inglese) tali da poter aiutare gli operatori
"umani" nel trattamento delle corrispondenze. Il primo sistema
dotato di OCR in grado di "riconoscere" il CAP di una lettera fu il
SARI - Sistema Automatico Riconoscimento
Indirizzi della Elsag, l'azienda che nel 1973
ottiene il contratto per l'esecuzione di tutte le opere di meccanizzazione
della rete postale italiana: il software di questi impianti computerizzati
era in grado di eseguire quello che in gergo si chiama "pattern recognition" ovvero
il riconoscimento ottico di uno o più segni manoscritti, e nella fattispecie,
del CAP manoscritto. |
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Laddove il sistema non riusciva a determinare automaticamente il
CAP, la lavorazione della lettera procedeva per via manuale, attraverso
impianti detti VCS - Video Coding System (la lettera viene opportunamente "scansionata" e
l'immagine digitale inviata a postazioni computerizzate dove il
riconoscimento del CAP avviene a cura di operatori "umani"). |
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Questi sistemi di "riconoscimento e codifica" del CAP
sono tuttora in uso, anche se nel corso del tempo hanno subito miglioramenti
e innovazioni enormi. Attualmente ELSAG è il maggior fornitore degli impianti
dei CMP di Poste Italiane: le attrezzature si chiamano SIACS
- Sistema Integrato di Accumulo, Codifica e Smistamento e sono in grado di riconoscere la destinazione delle
lettere (attraverso l'OCR), di codificarle e annullarle (attraverso funzioni
di CFC - Culling, Facing and Cancelling) e di suddividerle per destinazione inviandole, attraverso
linee in movimento (cioè, dei nastri trasportatori), in contenitori che
verranno presi in carico dagli operatori postali e consegnati in tutta
Italia. |
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Ma torniamo al nostro argomento d'apertura: sono questi SIACS
che attraverso gli impianti OCR/VCS riconoscono e codificano i CAP di
destinazione attraverso la sequenza di barrette nere (e non solo: ogni unità
di corrispondenza - lettera o cartolina - verrà anche marcata con una sequenza di barrette di colore arancio o rosa fluorescente, sulla sinistra della lettera/cartolina. Il significato di
questo barcode, che si chiama in gergo id-tag e identifica in maniera univoca l'oggetto postale sul quale è
stampato, mi è ancora ignoto e sarà oggetto delle mie future ricerche. Ho
personalmente contattato sia Poste che Elsag sull'argomento: ma nessuna delle
due aziende si è premurata almeno di una risposta negativa! Alla faccia della
customer-care!). |
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Questo "codice a barre" che rappresenta il CAP servirà
ai vari CMP durante il viaggio fino a destinazione: infatti, altri sistemi
automatici leggeranno queste stringhe codificate per poter eseguire ulteriori
trattamenti della posta e affinamenti successivi nello smistamento, fino a
raggiungere il destinatario finale. |
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Il sistema utilizzato in Italia per codificare il CAP è
denominato "2 su 5 inverso" e come vedremo è una strana "evoluzione"
della codifica nota semplicemente come "2 su 5", già largamente
utilizzata in altri settori commerciali. Lo standard "2 su 5"
prevede che i numeri da 0 a 9 vengano codificati attraverso sequenze di
cinque (da cui il "5" nel nome) cifre binarie (il "2",
nel nome) e che il controllo di correttezza sia basato soltanto sulla
presenza di due e non più di due cifre poste a 1 (e quindi di tre cifre poste
a 0). |
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Ma vediamo come si presenta la codifica "2 su 5
inverso": |
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Questa codifica, adottata da Poste italiane, trae spunto dalla
"2 su 5" vista sopra, con alcune importanti variazioni. |
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Innanzitutto i numeri da 0 a 9 vengono codificati utilizzando non cinque bensì sei cifre binarie,
in cui la cifra più a destra nella stringa è sempre posta a 1 (detta
"cifra o bit di start"). Inoltre, il codice si dice "inverso" perchè ogni cifra
nella sequenza è "negata", ovvero al posto dell'1 c'è uno 0 e
viceversa (per intenderci se abbiamo la sequenza binaria "111010"
la sequenza negata o inversa è "000101"). Inoltre, è
importantissimo notare che la lettura/scansione (e successiva codifica) delle
cifre del CAP avviene da destra verso sinistra, come vedremo più avanti. |
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La verifica di correttezza della stringa così codificata avviene
tramite l'utilizzo della cifra di start (che come abbiamo detto è sempre
posta a 1) e la cifra (o bit) di parità (quella piu' a sinistra) che sarà
posta a 1 o a 0, in modo tale che nella sequenza compaiano sempre e
soltanto quattro cifre 1 e due cifre 0. |
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Fin qui la teoria. In realtà la codifica del CAP avviene
attraverso barrette verticali e non attraverso le cifre 0 e 1. |
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Se si adottassero cifre binarie saremmo in presenza di una
sequenza di 6 x 5 = 30 cifre binarie (di cui, per quanto detto sopra, 20
cifre "1" e 10 cifre "0"), praticamente illeggibili e
incomprensibili sia dall'uomo che dalle macchine. |
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Ecco perchè ogni numero tra 0 e 9 verrà codificato con una
sequenza di barrette più facilmente riconoscibili dagli impianti OCR: ci sarà
una barretta al posto della cifra 1 e uno spazio bianco/vuoto al posto della
cifra 0. |
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Tale sistema di codifica a barre viene denominato BNB (Bar-No-Bar) poichè ogni
stringa è una sequenza di "barre" e "non-barre", cioè
barre stampate e spazi bianchi/vuoti. |
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Ma per arrivare al codice a barre definitivo, quello cioè
stampato sulle nostre lettere, il numero decimale rappresentativo del CAP
dovrà essere "letto da destra verso sinistra", cioè dovranno essere
scandite in senso inverso le varie cifre e solo successivamente il numero
così ottenuto verrà codificato in "2 su 5 inverso". In pratica: se
il CAP è 70014 per poterne ottenere la codifica a barre, si dovrà invertirlo
in 41007 e procedere alla traduzione di ciascuna cifra decimale nel corrispondente
binario. |
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Vediamo tutto con un esempio, fino ad arrivare al codice a barre
finale: |
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A questo punto sorgono spontanei due quesiti: perchè il codice
decimale rappresentativo del CAP viene "capovolto" e letto da
destra verso sinista? E, perchè nella codifica BNB la sequenza di barrette
verticali è praticamente suddivisa in due porzioni (come si nota
nell'immagine sopra)? |
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La
spiegazione è semplice e tiene conto del significato originario del CAP che,
come sappiamo, reca al suo interno tutte le informazioni necessarie affinchè
una corrispondenza arrivi a destinazione: regione, provincia, capoluogo di
provincia, città e (nelle città più grandi) quartiere o zona postale. Molto
spesso accade che i sistemi OCR preposti al riconoscimento del CAP, come pure
gli stessi operatori dei VCS, non siano in grado di rilevare integralmente il
CAP, o perchè scritto malissimo o perchè mancante del tutto. In questi casi
il primo CMP che si trova a trattare questa corrispondenza appone soltanto
una prima informazione sotto forma di codice a barre corrispondente alle
prime tre cifre del CAP: è, infatti, più semplice rilevare dall'indirizzo la
città di destinazione e di conseguenza la regione e la provincia,
informazioni che sono incluse nelle prime tre cifre. Solo in un secondo
momento, quando la corrispondenza arriva al CMP più vicino al luogo di
consegna, vengono codificate le ultime due cifre, corrispondenti alla città
di |
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(si destinazione
ritiene, infatti, che quest'ultimo CMP abbia maggiore conoscenza delle città
servite). |
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In gergo tecnico-postale, questi due gruppi di cifre si chiamano
rispettivamente "codice esterno" (le prime tre) e "codice
interno" (le ultime due). |
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Pertanto, poichè la codifica del CAP può avvenire in due tempi,
si è pensato di stampare innanzitutto le prime tre cifre, sulla parte a
destra. Se il CAP viene riconosciuto completamente sin dall'inizio, verrà
codificato integralmente, comprese le due cifre finali. In caso contrario
queste ultime verranno codificate nella fase finale dello smistamento,
venendo aggiunte immediatamente a sinistra del primo blocco di barre già
stampate. Ecco che, potendo la stampa avvenire in due tempi, le due porzioni
di barre sono separate da uno spazio vuoto che normalmente si aggira sui
10mm. Non è difficile osservare, stando bene attenti, su alcune lettere che i
due blocchi di barre sono esteticamente differenti: per es., quello più a
destra contiene barre più alte e più marcate, quello a sinistra barre più
basse o più sottili. |
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Per comprendere meglio, facciamo un esempio. Supponiamo di
esaminare una lettera da Bari a Salorno (BZ), e supponiamo che codice postale
della città alto-atesina: 39040, sia stato scritto a penna e tale per cui sia
poco comprensibile. Il CMP di partenza, quello di Bari cioè, che prenderà per
primo in carico la lettera, non riuscendo a codificare integralmente il CAP
di destinazione si occuperà di codificare soltanto le prime tre cifre, ovvero
390 (ricordate: la stampa avverrà però per il codice invertito: 093) che
identificano la regione Trentino-Alto Adige e la provincia di Bolzano.
Soltanto in arrivo, in CMP di Trieste, riuscirà (conoscendo meglio il suo
territorio) a completare la codifica, stampando le barre che traducono il
codice della città 40 (sempre stampate, però, in modo invertito: 04). |
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Ovviamente, nell'esempio appena fatto ho considerato come CMP di
arrivo quello di Trieste. Non so se l'assunzione sia giusta (potrebbe essere
il CPO di Bolzano a prendere in carico questa lettera), ma vale soltanto come
esemplificazione della codifica in due tempi. |
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Per il momento è tutto.
Quanto visto sin qui è solo una brevissima introduzione all'argomento.
Molto ci sarebbe ancora da scrivere sui formati delle barre a seconda dei
vari CMP/CPO che le stampano, e su altri segni grafici lasciati dagli
impianti di trattamento (avete mai trovato delle "lettere
dell'alfabeto" sulla sinistra delle barre del CAP?). E un altro
interessante capitolo riguarda gli errori di codifica (spesso il CAP
codificato in partenza è errato e sarà il CMP di destinazione a ricodificarlo
correttamente, producendo sulla lettera più codici a barre). |
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